PRESIDENTE MORATTI

Dottor Moratti, era proprio inevitabile un finale di rapporto così burrascoso?
«A volte capita nelle storie d’amore. L’addio tanto tempestoso è in qualche modo giustificato dall’intensità dell’amore che c’è stato prima. E l’Inter e Roberto Mancini si sono voluti molto bene. Davvero».

«La soluzione più semplice per me sarebbe stata quella di andare avanti con il tecnico con il quale abbiamo vinto tre scudetti consecutivi. Nessuno mi avrebbe criticato, tutto sarebbe filato liscio. Se sono intervenuto, è perché ho pensato che fosse necessario farlo, non contro l’allenatore, ma nell’interesse dell’Inter. Per Mancini, tra l’altro, andare via adesso, da vincitore, è la miglior uscita possibile, ma capisco il suo atteggiamento; umanamente mi è molto spiaciuto dovergli spiegare la decisione. Mi rendo conto che questo è il momento in cui sembriamo tutti cattivi. Quando si decide una separazione, specie dopo un periodo nel quale c’è stata una forte passione, i giorni peggiori sono sempre i primi. Poi si riflette, si ragiona e si capiscono tante cose. Di certo so bene quanto sia stato importante Mancini per l’Inter e non ho dimenticato quello che ha fatto con noi, soprattutto in questi ultimi due anni. È stato bravo e gliel’ho detto anche martedì, così come so bene che abbiamo appena vinto uno scudetto bellissimo».

L’assunzione del successore di Mancini diventerà ufficiale all’inizio della prossima settimana, poi il tecnico partirà per Tokio, su invito di Nakata, per guidare il Resto del mondo contro una formazione giapponese. Mourinho ha insistito sulla necessità di potenziare in via preliminare il centrocampo, con un paio di interventi di altissimo livello, con Lampard e Quaresma come obiettivi non facili da raggiungere, così come Eto’o, che sembra adatto a integrarsi con Ibrahimovic. Il potenziamento della squadra ci sarebbe stato anche senza il cambio di allenatore, così come l’arrivo di Mourinho, al di là delle facili suggestioni del momento, non comporta l’avvio di una campagna acquisti faraonica, ma basata su giocatori da Inter. Il tecnico portoghese ha confermato che anche all’Inter punterà su una rosa circoscritta a 23-24 giocatori, compresi i tre portieri, secondo abitudine. Per questo i dirigenti nerazzurri dovranno impegnarsi anche nelle cessioni. Ma non è il tempo a mancare ed esistono anche diverse soluzioni alternative. Quello che è certo è che le parole del presidente lasciano la possibilità di andare oltre alla conflittualità con Mancini e di guardare al futuro anche pensando al superamento di posizioni per ora inconciliabili.

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