Balotelli: "Formentera? No Wwf"

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Gli altri - i compagni di squadra e di serie A - hanno affollato Porto Cervo, i più trendy Formentera. Soliti e prevedibili. Lui, Turbo Mario Balotelli è andato dove lo portavano il cuore e il Wwf. Destinazione Sicilia, riserva naturale dello Zingaro. Una specie di ritorno alle origini. Dieci giorni di "campo avventura", escursioni, immersioni nel mare di Scopello. E anche una visita alla casa di Peppino Impastato, ucciso dalla mafia. "Mi piaceva l’idea di una vacanza diversa dalle solite — spiega Balotelli —, insieme ad altri ragazzi e ragazze della mia età. Col Wwf ero già stato l’anno scorso e mi ero divertito. Così, con alcuni amici conosciuti proprio in quel primo campo, abbiamo deciso di ripetere l’esperienza".
Fabrizio Giacalone, responsabile dei campi Wwf siciliani, adesso, racconta orgoglioso: "Solo loro, tutti ragazzi tra 15 e 17 anni, uniti dalla passione per la natura e i due animatori. Mario? Un ragazzino normale, perché questo ancora è". Un "ragazzino normale", certo, anche se non saranno molto d’accordo i difensori dell’Atalanta, per esempio, del Siena o quelli viola.
I calciatori in estate di solito vanno in Costa Smeralda. Mario, la sua è una scelta perlomeno controcorrente...
"È una esperienza che consiglierei a tutti i giovani della mia età. A me non importa dove vanno gli altri calciatori, io sono Mario e faccio le mie scelte. Dite che è controcorrente? Forse perché c’è la moda di andare in certi posti per Vip, ma io preferisco quelli dove non va la massa, i luoghi incontaminati e un po’ selvaggi. In vacanza meglio stare tranquilli e magari fare delle esperienze alternative. E poi, parlate a uno che è stato nei "lupetti" (i piccoli scout): si giocava, si imparava a rispettare l’ambiente e le persone, a stare in gruppo e a vivere con poco. Ci insegnavano a eliminare il superfluo. Un po’ come al campo del Wwf: non ci facevano bere Coca-Cola o Estathé. Solo acqua, che ci portavamo dietro riempiendo sempre le stesse bottiglie. E poi, niente tivvù, playstation, cellulare".
È andato con la fidanzata?
"No, sono andato da solo. Poi lì c’era anche una ragazza: direi... speciale. Ma non aggiungo nulla di più".
Vabbè, ha ragione: parliamo d’altro. È andato in Sicilia: che cosa le è rimasto di questa terra così contraddittoria?
"Mi sono rimasti i colori. Il blu del cielo e del mare, il giallo e il verde della vegetazione. E poi i sapori forti dei piatti siciliani, la granita di mandorla, le cassatelle e i cannoli… Mamma mia che buoni. Non dimenticherò il bagno di notte nell’acqua calda di Segesta. Sono stato dentro per un’ora e quando sono uscito stavo male tanto era calda. E i tuffi dalla scogliera a strapiombo, che era altissima: più facile tuffarsi dalle rocce, però, che passeggiare allo Zingaro sotto il sole a picco".
Ci hanno detto che al ritorno, ha disdetto l’aereo ed è tornato in treno con gli altri ragazzi. L’esperienza ambientalista l’ha proprio segnata.
"Vero, sono tornato in treno col gruppo. Certe esperienze bisogna viverle tutti insieme, fino alla fine. All’inizio magari sei un po’ timido, ma dopo l’affiatamento della squadra, proprio come in una squadra di calcio, è grande. Ed è allora che ci si diverte ancora di più".
Tra un mese (il 12 agosto) sarà maggiorenne. Prenderà la patente e comprerà un bel Suv, come tutti i calciatori, alla faccia del Wwf?
"Per ora non conosco Suv, in Sicilia ho fatto solo il sub".
Ottima: 1-0. Conferma che sceglierà la nazionalità italiana? A proposito, non è che in Sicilia ha ricevuto una telefonata da Casiraghi o da Mourinho?
"Attendo da anni questo 12 agosto e avrò la nazionalità italiana perché io sono italiano. L’Italia è il paese dove sono nato, dove ho studiato e giocato a calcio. La mia lingua è italiana, la mia famiglia è italiana. È solo per una legge assurda che mi sono trovato a vivere per diciotto anni da straniero nel mio paese. No, in Sicilia non ho ricevuto nessuna telefonata".

Fonte: www.gazzetta.it

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