ERICK, TI SVELO COME SONO.

Avete presente il momento nel quale dovete affidare ad un’altra persona qualcosa a cui tenete molto? Siete preoccupati che non riceva le giuste attenzioni e desiderereste raccontare tutta la sua storia a chi se ne occuperà, in modo che egli la conosca perfettamente e sappia come occuparsene al meglio. E’ così per tutti, inutile negarlo, sia che quel “qualcosa” sia una macchina, un gatto o una squadra di calcio. Lo sa bene Massimo Moratti, il quale dopo mesi e mesi di trattative ha preso la fatidica decisione: affidare la creatura che più ama al mondo, e a cui ha dedicato gli ultimi 18 anni di vita, a Thohir. E’ stato facile per il Presidente parlare all’indonesiano degli sponsor, dei guadagni e degli ingaggi, il difficile è venuto dopo, quando è arrivato il momento di fargli capire che non è possibile comprendere l’essenza dell’Inter semplicemente leggendo dei fogli pieni di dati e calcoli. Come fare a spiegare ad un giovane e ricchissimo straniero l’amore che lega da sempre Moratti a questi colori, come parlargli in modo chiaro, senza far riaffiorare vecchi dolori e ferite, del 5 maggio, di calciopoli, dei favori arbitrali che non arrivano mai, delle sconfitte assurde nelle partite che sembrano più semplici e dei mercenari che indossano maglie nemiche senza alcuna vergogna?

Come far commuovere Thohir raccontandogli delle grandi Inter di Herrera e Mourinho, di Zanetti che, una sera di maggio, dorme abbracciato alla coppa dalle grandi orecchie su un aereo con tratta Madrid - Milano, delle rimonte nelle partite più buie e dei goal all’ultimo minuto che ribaltano partite quasi già perse?

Svelare al magnate indonesiano che creatura è l’Inter era un compito troppo difficile per Moratti, certe cose non sono adatte ad essere spiegate a parole. Ed ecco che la Beneamata è venuta in soccorso al suo Presidente, come a dirgli “tranquillo, ci penso io a spiegare a Thohir come sono fatta, tu riposati che per me hai già fatto tanto”. Come la migliore delle insegnanti non ha perso tempo, domenica a Torino ha svelato al suo nuovo padrone i tratti essenziali che da sempre la caratterizzano: i provvedimenti arbitrali troppo generosi contro, gli svantaggi, le rimonte da batticuore, la grinta, l’immenso cuore e gli errori che, proprio sul finale, lasciano l’amaro in bocca.

E’ così, caro Thohir, hai preso in affido una creatura pazza, imprevedibile, difficile da gestire. Ma tranquillo, impara ad amarla e lei ti ripagherà.

 

di  Federica Sala
sala.federica.4@gmail.com

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