INTER-LECCE 4-1

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Alla fine di queste 16 partite prenatalizie, la classifica si è fatta meno astrusa. Migliore. Bella. Non bellissima, certo. Abbiamo 8 punti di distacco da una squadra che ha vinto 10 partite su 16 e ha il miglior attacco (35 gol, noi 22), e da un'altra che non ne ha ancora persa una (noi 6, sei, six). E ne abbiamo 6 di distacco da un'altra ancora, che è abbonata a essere la sorpresa del campionato e a fare il miglior gioco del campionato eccetera eccetera e che prima o poi (così è sempre successo) si ridimensionerà un po', e comunque va in vacanza con la miglior difesa (9 gol subiti in sedici partite, noi 19) (no, per dire). Ce ne restano ancora 4, infine, da una squadra bella e inaffidabile, alla quale ne abbiamo rosicchiati 4 in due giornate. E comunque ci rimane davanti ampiamente e giustamente, perchè ha segnato più di noi, ha subito meno di noi e perso molto meno di noi.

Tutto questo per dire che, a parte l'onanismo del momento (6 vittorie nelle ultime sette, comunque sia, è un bell'andare, bellissimo), la classifica è veritiera, e i due mesi buttati nel cesso grazie all'azione combinata Branca-Moratti-Paolillo-Gasperini pesano ancora tantissimo, e peseranno fino alla fine. Siamo quinti perché da due di quelle che ci precedono le abbiamo prese (e in casa, dannazione) e le altre due non le abbiamo ancora affrontate. Siamo quinti perchè è già stato un mezzo miracolo riagguantare la testa della classifica prima di Natale, e non meritiamo nulla di più. Siamo quinti, però, e festeggiamo pure: perché questa è una dimensione più solida e rassicurante di quella in cui ci dibattevamo negli ultimi mesi, e da qui, finalmente, possiamo ripartire.

Ricapitolando, tutto quello che è successo finora in positivo e in negativo si compensa abbastanza. Paghiamo, oltre al gasperinismo branchiano, un inizio sfortunato e di rigori contro. Ma l'abbiamo pareggiato alla fine, con un paio di partite fortunate e con un calendario che ci ha favoriti: intendo dire, Genoa e Lecce è stato meglio affrontarle ora che non nella data originaria del calendario. Abbiamo avuto una pletora di infortuni, ma non ce li abbiamo avuti solo noi. Abbiamo avuto uno stato di forma pietoso per almeno un paio di mesi, e questo non è colpa degli arbitri.

Resta, per conto mio, un'unica grossa nube sul nostro campionato: lo scippo di Inter-Napoli. Ranieri era appena arrivato, con lui avevamo vinto subito in campionato e in Champions, e quella poteva essere una partita-chiave per le motivazioni e per scacciare le paure. Fu invece un ritorno nell'incubo. Non a caso, nelle restanti 4 partite disputate a ottobre abbiamo fatto 4 punti. E' stato un periodo anche peggiore rispetto a quello gotico-gaspersoniano, perché pensavamo di avere risolto i nostri problemi e invece no. Quella partita - quel modo di perdere, non a causa nostra - ci è costato moltissimo. Non siamo ripartiti. Anzi, abbiamo arretrato mentalmente. Ci siamo trovati quartultimi a metà novembre, con quella classifica che (causa rinvio di Genoa-Inter e pausa per la Nazionale) è rimasta fissa per tre settimane, e noi lì increduli a guardarla, non senza brividi.

Il resto - perché siamo quinti e non quarti, terzi, secondi o primi - dipende tutto da fatti oggettivi. Oggi, 21 dicembre, per la prima volta la nostra differenza reti è passata in positivo. No, non so se mi spiego. Dei confronti diretti ho già detto: per ora li abbiamo cannati tutti. A parte le bollicine di oggi, non abbiamo avuto praticamente niente dal nostro attacco, e una squadra che nel 2010 ha avuto Milito e nel 2011 ha avuto Eto'o (due tipetti da oltre 30 gol stagionali) non può andare da nessuna parte con questa carestia. Giochiamo quasi sempre male: non è minimamente un problema se ne ne vincono 6 su 7, ma bisogna dirlo. E non è un caso che quella partita non vinta nelle ultime sette l'abbiamo persa con l'Udinese, senza mai dare l'impressione di poterla vincere anche facendo cagare (cosa che si può fare a Siena o a Cesena, che non sono l'Udinese).

Vedremo, adesso, se arriva qualcuno. E chi, ovviamente. La storia di queste ultime sette partite ci ha detto una cosa sorprendente ma sostanziale: per quanto ancora acerbe e fallaci, le forze fresche messe dentro a puntellare la squadra hanno fatto la differenza. No cariatidi, no riciclati, no perditempo: se ci sono, prendiamo un paio di giovani minimamente di prospettiva e andiamo avanti così. Se questa Inter un po' così ha rimontato 3/4 punti al quartetto di testa e in 40 giorni ne ha messi in mezzo 14 tra sè e la zona retrocessione (siamo stati a +1, lo ricordo), vuol dire che in questo campionato c'è spazio per tutti, noi compresi. O noi per primi.

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