SCUDETTO 2006

 

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Cinque anni di storia straordinariamente italiana, nel senso più deteriore del termine. Naturalmente era molto italiana anche la storia pre-Calciopoli, una storia di furbi, di prevaricatori, di disonesti. Ma dal 2006 in poi non è cambiato nulla, siamo rimasti italiani e la storia è rimasta di conseguenza italiana.

Italiano è l'epilogo, una bella non-decisione riparandosi dietro l'istituto della prescrizione che in Italia - la vicenda, rammento, è italiana - ha risolto (tra 10mila virgolette, è chiaro) un sacco di rogne. Non-decisione con rinvio di al 18 luglio, dove probabilmente assisteremo a un'altra non-decisione (ma non precorriamo i tempi, gli italiani hanno fantasia a bizzeffe e magari si inventano una decisione).

Italiano era stato l'avvio, italiano e anche un po' americano, un inizio hard-boiled, un pelino splatter, pena di morte alla Juventus, ma no, radiamola, ma no, C2, ma no, C1, ma no B con 470 punti penalizzazione così retrocedono in C, e via via di questo passo con l'italianissima tendenza a fare le sentenze col bilancino e con il contentino. Dopo qualche mese emergeva già una sottile tendenza al revisionismo che, come una valanga, ha preso corpo di mese in mese. Nel 2006, la Juventus doveva essere sciolta nell'acido. Nel 2011, Facchetti comprava le partite. Italiani, tzè.

In mezzo all'inizio molto italiano e al finale molto italiano, ci sono 5 italianissimi anni dove giorno dopo giorno ci si è sforzati di dimenticare, specialità italiana come la pizza e la polenta taragna. Sentendo lo stesso nastro, ascoltavamo voci diverse. Ma sant'iddio! Del resto, l'ex presunto sinistro Pansa da cinque libri ci dice che i partigiani erano tutti assassini: perchè non dire che la Juventus è stata la sola a pagare in un mondo in cui tutti facevano come lei?

Resta questo il risvolto più pietoso: invece di fare uno sforzo e, cedendo alle evidenze, voltare pagina tutti assieme, no, si continua a ripetere la stessa menzogna perchè tutti la metabolizzino come una cosa ragionevole. Del resto, Berlusconi racconta palle su palle da anni e non mantiene una promessa che è una: perchè non far passare il messaggio che la Juve, in quanto parte di un sistema sbagliato all'origine, non sbagliava perchè sbagliavano tutti?

Nutro - l'ho già detto un sacco di volte, me ne scuso - per lo scudetto 2006 due sentimenti contrapposti. Sportivamente (o tecnicamente, insomma) è una non-emozione: sono della vecchia guardia, mi piace andare a Madrid a ritirare il premio, voglio dire. Sostanzialmente (o eticamente, insomma) è importantissimo, così come lo scudetto non assegnato la stagione prima. E' una linea di demercazione: prima funzionava così, da adesso in poi facciamo che funzioni cosà. Nel rispondere a ragioni tecnico-burocratiche (bisognava dare una classifica al campionato 2006 per dare una fisionomia alla stagione successiva) si operava un risarcimento a carico di una società oggettivamente, pesantemente, clamorosamente penalizzata dal sistema Moggi, depredata e defraudata per anni non in teoria, ma nella pratica di una serie di situazioni di cui grondano rassegne stampa, almanacchi e YouTube.

Per questo, non bisogna transigere su quello scudetto. Perché ha un significato - un significato generale - ben più alto della retrocessione in B della Juventus. Se quell'anno fosse arrivato terzo il Chievo, lo scudetto sarebbe andato al Chievo e nessuno avrebbe detto più niente. Ma è andato all'Inter, e non va bene, non è andato bene dall'inizio, perchè l'Inter doveva solo perdere ed era un bel divertimento per tutti. Che la perdenza dell'Inter avesse cause oggettive - e non solo Pancev, Vampeta o Sergio Conceicao - è un particolare che a non tutti interessa. Poi, in Italia, dopo qualche mese non interessa più niente di default. Dopo qualche mese è già ora di rigirare la frittata. A ripensarci, se lo scudetto l'avessero assegnato al Chievo, l'associazione l'Ego di Verona ci avrebbe sfrantumato il cazzo dicendo che Campedelli manda i pandori a casa degli arbitri.

Alla Juve, che dice che non è finita qui e che il palmares non si prescrive, trasmetto solo il senso della mia profonda pena, umana e sportiva. La nuova giovane dirigenza ha gli stessi rancori di quella vecchia. Ma ve bene così. Continuino a occuparsi dello scudetto 2006, se gli fa piacere. A comprare giocatori decenti e a vincere qualche partita, vabbe', ci penserà magari Oceano, presidente del 2030.

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