profondo rosso …

Senza Champions 30 milioni in meno  (19.03.12)

I tifosi nerazzurri magari ci prenderanno per uccelli del malaugurio, ma arrivati a questo punto, con l’Europa che si allontana e le giornate che scorrono via, una domanda è d’obbligo: cosa succederebbe, economicamente parlando, se l’Inter non si qualificasse per la prossima Champions League? Risposta a bruciapelo: una perdita da 30 milioni. Più o meno. Un calcolo esatto non si può fare perché i ricavi dipendono anche dalle prestazioni sportive. Per dire, nella fantastica annata 2009-10 il titolo di campione d’Europa produsse introiti per circa 68 milioni, tra premi Uefa, botteghino e bonus degli sponsor. E la scorsa stagione, con l’Inter uscita ai quarti, ne arrivarono 46. Ecco perché, individuando in 30 il numero magico, ci siamo tenuti stretti: una specie di minimo garantito ritagliato su misura per il club di Moratti, alla luce del suo bacino d’utenza (e quindi dei potenziali incassi da stadio), dei suoi risultati recenti e del mercato televisivo italiano (fattori che incidono nel market pool, fetta molto consistente dei proventi elargiti da monsieur Platini).

Certo, l’Inter non è abituata a fare questi calcoli, avendo partecipato senza interruzioni alle ultime dieci edizioni della Champions. Considerando pure l’ex Coppa Uefa ora Europa League, Zanetti e soci frequentano gli stadi del Vecchio Continente da ormai dodici anni: risale, infatti, al 1999-2000 l’ultima assenza dalle coppe, figlia di un ottavo posto in campionato. Insomma, i nerazzurri sono soliti sguazzare nel lusso — musichetta, adrenalina, quattrini, tanti quattrini—e lo testimonia la classifica storica dei premi Uefa: tra il 1992-93, prima edizione della Champions, e il 2010-11 l’Inter ha incassato 237 milioni collocandosi al nono posto tra le società più remunerate (Manchester United primo a quota 400). Dividete per le dieci Champions giocate in quel lasso di tempo e avrete una media annuale di 23,7 milioni, cui aggiungere i ricavi al botteghino e i surplus generati sul fronte commerciale.

Una pioggia di denaro, e ciononostante i bilanci dell’Inter versano in profondo rosso: -207 nel 2006-07, -148 nel 2007-08, -154 nel 2008-09, -69 nel 2009-10, -87 nel 2010-11. Immaginate per un attimo, solo per un attimo se il tesoretto Champions venisse a mancare. L’esercizio 2012-13 sarebbe un bagno di sangue, il fatturato al netto delle plusvalenze (che la scorsa stagione è stato di 217 milioni) crollerebbe sotto quota 200 e verrebbe mangiato quasi interamente dagli stipendi (pari a 190 milioni nel 2010-11).Ma c’è di più. Mancare il treno per l’Europa, proprio in questo momento, equivale a un harakiri. Da questa stagione i conti dei club vengono monitorati dall’Uefa nell’ottica del fair play finanziario, le cui sanzioni scatteranno a partire dal 2014-15. L’Inter è già nella lista dei cattivi e per convincere Nyon di aver messo la testa a posto deve dimostrare di poter invertire il trend riducendo i costi (in assenza di moltiplicatori dei ricavi nel breve termine). Se il prossimo anno non ci fossero nemmeno i soldi della Champions, tutto si complicherebbe. E la manciata di milioni risparmiati per i premi qualificazione non versati alla squadra sarebbe soltanto una magra consolazione.

Fonte: La Gazzetta dello Sport

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