L’etica che non si prescrive e il caso Padovano

L’etica che non si prescrive e il caso Padovano – Fabbrica Inter

L’etica Che Non Si Prescrive E Il Caso Padovano

Molti hanno parlato della condanna a otto anni e otto mesi per spaccio di droga a Michele Padovano, pochi delle accuse apparse sul profilo Facebook di Alfredo Iuliano, padre di Mark. Il difensore juventino, famoso per il fallo a Ronaldo quel 26 aprile 1998, sarebbe una delle “vittime” dell’ex attaccante torinese di Juve (Napoli, Cosenza, e altre) insieme a Vialli e Bachini, questi i nomi che ha fatto Iuliano senior nella sua bacheca Facebook ieri, in un post poi rimosso.

Secondo il padre dell’ex juventino, Padovano avrebbe spacciato a buona parte della squadra, e la notizia-bomba che arriva alla vigilia del cosiddetto tavolo della pace” meriterebbe più approfondimento. Innanzitutto perché al tavolo parteciperà il “giovin signore” il quale, dopo la relazione di Palazzi, ebbe a dire che l’etica non si prescrive. E gli eventi di questi giorni fanno proprio al caso suo: la cocaina è un brutto vizio ma, se a prenderla sono gli sportivi, è anche doping. Michele Padovano giocò nella Juventus al 1995 al 1997, anni che già sono stati definitivamente macchiati dalla sentenza di Cassazione che rimandava all’appello, chiudendo la partita del processo penale a Giraudo e Agricola con una prescrizione che aveva il sapore di condanna. Anni di scudetti, Champions e intercontinentale, trofei che – proprio per la prescrizione – non saranno mai toccati nonostante l’accertato uso off-label di farmaci.

Alfredo Iuliano ha attaccato pesantemente Padovano non solo per gli anni juventini ma anche per quelli al Cosenza, insinuando un suo coinvolgimento nella morte di Donato Bergamini. Temi scottanti che forse faranno parlare anche di più della droga, ma preferiamo soffermarci sulla cocaina e sul doping. E su un fatto che nel 1998 fece molto scalpore, ma che oggi è quasi dimenticato. Ci riferiamo alla chiusura del Laboratorio Antidoping dell’Acqua Acetosa a Roma, che fu disposta dal CIO per delle irregolarità nell’analisi delle provette. Lo scandalo provocò le dimissioni dal Presidente del CONI Pescante, il laboratorio venne riaperto solo nell’ottobre del 1999, nel frattempo le provette venivano mandate all’estero per essere analizzate. La persona che nel mondo del calcio più si è speso contro il doping è l’attuale allenatore del Pescara, Zdenek Zeman. Le sue accuse gli costarono delle querele tra cui quella proprio di un personaggio citato dal padre di Iuliano, Gianluca Vialli, anche se allora si parlava più di crescita muscolare che di coca.

Senza contare le battaglie dialettiche del boemo con Marcello Lippi, allora allenatore della Juventus il quale, proprio nel 1998 (anno in cui Padovano aveva appena lasciato i bianconeri),per difendersi dalle accuse di Epo e abuso farmaci ebbe a dire: “Continuo a sostenere che il doping nel calcio non esiste. È possibile che qualche giocatore, ma solo per vizio personale, possa aver assunto della cocaina. Ma dire che migliora le prestazioni è una sciocchezza: si tratta di pochissimi casi, che nulla hanno a che vedere con il doping”. Come se fosse la cosa più normale del mondo. Alla luce dei fatti odierni aveva ragione, per lo meno sull’uso della cocaina, non sul fatto che non altera le prestazioni: nel breve periodo ha azione eccitante e antidepressiva, aumenta l’attenzione, ritarda la fatica, riduce il bisogno di sonno, accresce l’aggressività. All’epoca nessuno fece seguito alle parole di Lippi (se proprio non si voleva credere a Zeman) con un’inchiesta, nel senso che Guariniello andò avanti ma la giustizia sportiva si arenò. Positività per cocaina nel periodo? Nessuna. Prima ci furono Maradona, Caniggia, subito dopo Pagotto, poi Flachi, Carrozzieri, ma tra il 1994 e il 1998, zero.

Gli stessi Bachini e Iuliano risultarono positivi all’antidoping per metaboliti della cocaina. Jonathan Bachini due volte, nel 2004 e nel 2006, una recidiva che gli costò la radiazione, Mark Iuliano nel 2008, con squalifica di due anni che chiuse la sua carriera professionista a Ravenna. È un problema serio e ha ragione Iuliano padre quando dice che non bisogna farne una questione di tifo, ma allo stesso tempo come al solito ci sono figli e figliastri, se della Fiorentina anni ’70 si parla così tanto anche oggi (dopo la recente morte di Giorgio Mariani avvenuta 4 giorni fa), se si creano polemiche per un libro di Ferruccio Mazzola e si parla poco di quel quadriennio juventino. Senza contare che oggi Iuliano sr. su Facebook si prende la responsabilità di sostenere che le malattie oculari di Davids e Gattuso e l’anomalia cardiaca di Cassano sono dovute a doping (EPO). Tutti si sono sentiti in dovere di chiedere a Massimo Moratti di farsi processare per niente, nessuno (tranne noi tifosi interisti) ha chiesto ad Andrea Agnelli di rinunciare alla prescrizione per quel quadriennio. Magari domani se ne parlerà al “tavolo della pace”, ma permetteteci di dubitarne.

Gabriele Porri

http://www.fabbricainter.com/2011/12/13/letica-che-non-si-prescrive-e-il-caso-padovano/

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