Rafael Benitez

BIENVENIDO

In questo nirvana post-triplete ("allenatore? quale allenatore?"), la questione della nostra panchina assumeva più che altro un rilievo burocratico. Era un po' come se la Coca Cola o la Microsoft fossero senza amministratore delegato dal 23 maggio e non se ne sapesse più un cazzo. Nel frattempo, miliardi di lattine e milioni di pacchetti Windows

(alla parola "pacchetti" un brivido mi percorre sempre il corpo, e mi sento circondato da hostess che mi chiedono copia conforme del bonifico o mi negano il biglietto con scuse puerili)

sono stati regolarmente venduti, ma quella poltrona vuota, come dire, poteva risultare inquietante. Gli effetti pratici erano di fatto nulli. Più che altro, ti sembrava strano. Qualche giorno fa un giornale aveva pubblicato la tabella con gli allenatori della serie A 2010/2011 e l'unica casella bianca (con punto interrogativo) era la nostra, scudettati, coppati, triplettati: ecco, faceva abbastanza impressione in effetti. Oggi speriamo che mettano quest'ultima controfirma e bòn, avremo il nostro allenatore e potremo andarcene in santa pace a Gabicce.

("siamo più o meno d'accordo", "abbiamo quasi finito", "manca solo una controfirma", "abbiamo sistemato alcune cose, ma non erano importanti": ecco, poi mi chiedono perché adoro l'Inter)

Quanto alla mai definita questione se questo allenatore vada bene per l'Inter o sia il migliore possibile per l'Inter eccetera eccetera, faccio copincolla delle mie opionioni dal 23 maggio in poi: uno come Mourinho (o più precisamente: uno che fa o farà le stesse cose di Mourinho) non lo troveremo mai più. E non è un problema di accontentarsi o meno: sarà comunque una persona diversa, che ci darà cose diverse. Il nostro è un caso limite. Veniamo da una stagione clamorosa, densa di avvenimenti e di polemiche da far paura. Che molto probabilmente rimarrà, essa stessa, irripetibile. Quindi non pretendiamo che tutto si ripeta, nè che in panca si sieda un nuovo Mourinho solo un po' più grasso. Nulla sarà come prima. E noi, che è un po' come se avessimo trombato una stagione con Charlize Theron, adesso dobbiamo semplicemente tornare con i piedi per terra. Charlize si è trasferita, il suo banco è vuoto e noi l'abbiamo salutata con enorme rimpianto, rimanendo abbracciati al cuscino nelle nostre camerette semibuie.

("Non è possibile dividere/La vita di noi due/Ti prego aspettami amore mio/Ma illuderti non so")

(sniff)

C'è solo l'Inter, ragazzi. Si riparte con Benitez. Magari non nuoverà le folle, ma oggettivamente non è un pirla. E noi oggi siamo un po' come la Coca Cola o la Microsoft. Il prodotto c'è, ci serve uno che amministri, ottimizzi, regga il timone. Anche grazie al Mou

(sniff)

sono passati i tempi in cui sognavamo in grande e poi vendevamo le pentole sul pullman. Oggi siamo quelli del Triplete e i problemi ce li hanno gli altri. Cioè, voglio dire: vorreste essere tifosi di quella società che compra solo ultatrentenni? O di quell'altra odiosa società che tratta solo nazionali scarsi? Viva l'Inter, viva Benitez, viva Charlize Theron, viva (sniff), viva miss Padania, abbasso il ministro Calderoli che con un lobo del cervello  governativo accusa l'Inter di vincere gli scudetti grazie agli sgravi fiscali per petrolieri e con l'altro toglie le agevolazioni a 35mila persone affette dalla sindrome di Down. Noi siamo diversi.

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