IL RUMORE DEI NEMICI

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IL FALSO PROBLEMA

Il rumore dei nemici. Aveva ragione il Mou sul rumore dei nemici. Me ne accorgo adesso che regna un silenzio di tomba, fantastico, come quando ci si alza presto in campagna e senti solo il cip cip cip e un alito di vento. Ecco: sei in campagna, estate, otto di mattina, ti prendi un bel caffè, il giornale appoggiato sul tavolo, un alito di vento, quell'irresistibile fruscio delle pagine voltate. E' il rumore - chiamiamolo così - che riempie le nostre giornate da domenica. Dal risveglio di domenica, ammesso che quella notte si sia dormito.

L'addio del Mou (e magari l'eventuale addio di qualcun altro) io lo ambiento così. Il vento gira la nostra pagina e intorno c'è una pace totale. Il rumore è diventato un fruscio, al limite avverti un rosicare che ti concilia la pennica, zzzzzzz. Piacevole. Ti senti gli occhi addosso e vedi che qualcuno prova a risfoderare il solito sorrisino assistendo allo spettacolo del tuo allenatore che se ne va un minuto dopo il trionfo. E allora? L'addio del Mou puoi interpretarlo come il padre di tutti i problemi, oppure come un falso problema. Si intuiva da mesi che sarebbe potuta andare così. Se ne va, in effetti, dopo avere vinto tutto in due anni e dopo averci fatto vincere una sequenza di cose che in Italia non era mai riuscita a nessuno nella storia del giuoco calcio, tra cui una Coppa che attendevamo da 45 anni.

Può andare, quindi. Anzi, forse deve. Poniamoci nella sua ottica egotica di ambizioni e orizzonti professionali: la prossima stagione poteva andare solo peggio (a parte la sequela di coppette che ci giocheremo tra agosto e dicembre), e quindi perchè rimanere a farsi frantumare i coglioni un anno ancora in questo paese che non ama il calcio? Non possiamo che ringraziarlo: la nostra storia è piastrellata da mezze figure che sono venute qui, si sono sistemate il conto in banca e non ci hanno risolto una cippa. A lui dobbiamo innalzare un monumento nell'attesa - sgradevole e affascinante - di ritrovarcelo prima o poi sulla nostra strada. Del resto ci ha riportato lui ai piani alti, ci ha reinsegnato a pensare in grande. E' questa l'eredità, tutta mentale, che ci lascia (mentre, non dimentichiamolo, fino a un mese fa mezza Italia era pronta a dichiarare che era un bluff, un ciarlatano, un imbonitore).

E' tutto un falso problema. Non è un problema che se ne vada: lo fa a missione compiuta. Non è un problema che se ne vada/2: mai tenere nessuno controvoglia o contro-motivazioni (vedi il buon Ibra, che voleva vincere la Champions) (sospiro). Non è un problema chi arriva. O meglio, certo che lo è: ma siccome non ce n'è un altro come il Mou, è inutile star qui a fare paragoni o congetture. Possiamo al limite sperare che sia operata una scelta giusta e degna di una squadra che sta guardando il mondo dall'alto. E io dico che ci dobbiamo fidare: siamo quelli del Triplete e questa società ha cambiato passo da un pezzo, anche prima di questo meraviglioso mese di maggio. Nulla è successo a caso, e mi piace pensare che continueremo su questa linea. Infatti sentite che silenzio che c'è.

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