Confronto

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L'unico confronto che merita di essere dibattuto tra Josè Mourinho e Roberto Mancini ( farlo con l'anno passato così come fanno semplicisticamente molti giornalisti o con il primo anno del Mancio come fa il portoghese non è realistico ) è una pericolosa similitudine: il burrascoso rapporto con gli organi di informazione e il terribile clima del nostro calcio.

Dopo una stucchevole e finta luna di miele durata meno di un amorazzo estivo, Special One ha forse compreso perchè il suo predecessore nell'ultima fase della gestione sembrava un uomo sull'orlo di una crisi di nervi, sfinito da troppe battaglie con l'esterno e pure da innumerevoli bracci di ferro con giocatori, società e tifosi nerazzurri.

Pochi credevano che se ne sarebbe reso conto così in fretta, la maggior parte però se lo aspettava come gli inevitabili scazzi di Zamparini con i suoi allenatori; conosciamo come funzionano le regole non scritte del calcio e dei media nel nostro Paese e l'impossibilità di Massimo Moratti di poter fare qualcosa per cambiare lo status quo. Senza i soldi delle tv a pagamento e gli spazi di discussione sui quotidiani sportivi le due predominanti entrate nel bilancio ( cessione dei diritti e sponsorizzazioni ) non esisterebbero.

POCHI CON MOU, TANTI CONTRO. COME CON MANCINI.

Detto questo ( e ribadito che sono disposto ad appoggiare qualsiasi iniziativa seria per levare una voce di protesta che non sia chiedere di fare il tifoso con i paraocchi o inviare mail alle redazioni con gli errori pro Milan )è ovvio quale sarà lo scenario definitivo: una piccola parte di professionisti dell'informazione si schiereranno con Mou e tutti gli altri troveranno qualsiasi pretesto per attaccarlo.

Fu una delle molle che mi convinse ad aprire il blog nel 2006 e noto con dispiacere che i punti di contatto fra le due situazioni sono più di uno, a partire dalla temeraria incoscienza di dire quel che si pensa alle principali e potenti penne del giornalismo italiano e di non rivelare loro in anticipo, magari a cena, la formazione del weekend.

L'ESEMPIO DI ANCELOTTI

In questi rapporti è un maestro Carlo Ancelotti, che non a caso era l'ospite principale durante la recentissima riunione organizzata dall'USSI sul rapporto con la stampa. Non andare mai allo sconto e ricercare ironia e buon senso nelle conferenze stampa aiuta anche a proteggere per lunghi mesi vicende personali che dovrebbero essere la manna per il gossip nostrano.

Essere allenatore del Milan aiuta, è indubbio: da nessun'altra ci si sente con le spalle così coperte per il solo fatto che il 50% dei media è in mano al tuo presidente. Si devono accettare i Shevchenko, i Ronaldinho, i Beckham e trovare ogni anno una diversa soluzione del puzzle, però sulla bilancia ci sono tanti altri vantaggi.

PERCHE' LA LUNA DI MIELE CON LA STAMPA E' FINITA

Da un lato Josè Mourinho è arrivato con la fama di personaggio vincente, schietto, arrogante, provocatorio e non ha fatto nulla per sottrarsi a questo clichè fin dal suo arrivo, cadendo più o meno consapevolmente in ogni tranello che gli hanno posto sul cammino. Lui ha confidato che lo fa per attrarre su di sè ogni polemica e proteggere la squadra e mi sta bene. L'importante è che dimostri di avere serenità e spalle abbastanza larghe. E' umanamente possibile? All'Inter?

Dall'altro chi lo consiglia o gli spiega la realtà italiana non lo sta aiutando molto: andare in tv e dare esplicite patenti di amicizia e vedovanza manciniana a colui che ti ha domandato del nervo scoperto del confronto con il passato, è una scelta strategicamente sbagliata. E Marco Branca o chi per lui glielo deve far notare.

I TIFOSI SONO LE VITTIME

In mezzo a questa situazione ci sono i tifosi, i bersagli più sensibili,umorali e indifesi: per loro la guerra non è mai finita e non mi sorprende che ci si schieri da una parte o dall'altra. Solo è cambiato il fronte: chi difendeva Mancini ora attacca Mourinho e viceversa. Con qualche tradimento (passaggio al nemico) o obiezioni di coscienza originarie o sopravvenute ( giudico quel che vedo, do tempo al nuovo allenatore). Il primo che mi dice che i guelfi e i ghibellini erano fiorentini lo invito sul blog.

Si vive in un clima di nervosismo perenne che non aiuta e non svanisce neppure nei 90 minuti di partita a San Siro: l'avversario non è in campo con una maglia di colore diverso o in classifica, a volte è seduto accanto a te, nello stesso settore, nella stessa fila. La talpa, quella vera, quella dei media, ha colpito ancora.

LA SOLUZIONE

I tifosi si insultano, gli allenatori si innervosiscono, la società ha le mani legate. Non vedo una soluzione pacifica al'orizzonte se non vincere questa benedetta Champions League. Intanto si potrebbe cominciare a battere la Juventus tra 2 settimane. Ci sono nemici storici che odiano tutti...

SIMONE NICOLETTI
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