STADIO, ricordi e sogni, passato e futuro

Ricordi e sogni, passato e futuro.

La voglia di avere finalmente uno stadio interamente dedicato alla Beneamata ma nello stesso tempo il dolore di dover lasciare il Tempio del calcio, teatro di 66 anni di vittorie e sconfitte, esultanze e lacrime.

Arriva un momento in cui è necessario andarsene, ma come si fa ad avere la certezza che la cosa giusta da fare non sia invece rimanere?

Uno dei sogni di Massimo Moratti era quello di donare ai tifosi uno stadio dedicato esclusivamente all’Inter, un luogo, magari intitolato al padre Angelo, dove respirare 365 giorni l’anno solo aria neroazzurra.

Con l’avvento di Thohir la certezza della costruzione del nuovo stadio era venuta inizialmente a mancare, ma recentemente il magnate indonesiano ha acconsentito a portare avanti il progetto, che verrà realizzato probabilmente nel 2019. Un’idea senza dubbio molto ambiziosa (stadio da 60.000 posti, negozi, strutture per conferenze e hotel), che porterebbe l’Inter ad avere un impianto sportivo all’avanguardia, paragonabile a quella di grandi squadre europee quali Arsenal, Manchester City e Shalke 04.

Sicuramente avere uno stadio di proprietà porterebbe enormi vantaggi alla società neroazzurra, aumentando il valore del club e consentendogli di ricavare profitti, oltre che dalla tv e dagli sponsor, anche da un impianto estremamente moderno e completo, capace di attrarre tifosi sette giorni su sette. Uno stadio di proprietà farebbe sentire inoltre i tifosi davvero “a casa”, accogliendoli in un luogo interamente dedicato alla Beneamata e non più in uno stadio condiviso con i cugini.

Acquistare qualcosa di nuovo implica però anche privarsi di qualcosa di usato e antico. Ma siamo davvero pronti a lasciarci Sansiro alle spalle?

Era il 19 settembre del 1926 quando il manto erboso dello stadio Giuseppe Meazza venne calpestato per la prima volta da undici giocatori con la maglia neroazzurra. La partita in questione era l’amichevole che inaugurava lo stadio ed essi erano ospiti del Milan (il Meazza diventerà infatti “terreno amico” per gli interisti solo a partire dal 1947). Sansiro vedrà trionfare, in quel 19 settembre, la formazione nerazzurra, per ben 6 reti contro le 3 realizzate dai rossoneri; un esordio niente male per i nostri colori!

Quella fu solo la prima di tante vittorie dell’Inter in questo stadio; basti pensare che tra queste mura la Beneamata vinse e festeggiò tutti gli scudetti dal sesto al tredicesimo (con l’esclusione solo dell’ottavo), una Coppa dei Campioni, due Supercoppe e una Coppa Italia. Trionfi indelebili e indissolubilmente legati a questo stadio, che quel 23 maggio 2010 ha accolto fino all’alba migliaia di cuori nerazzurri in festa impazienti di celebrare con la squadra la vittoria della tanto attesa Champions League.

Le mura di Sansiro sono state testimoni in questi 66 anni delle urla di gioia per i goal, per le vittorie e per le coppe ma anche delle lacrime di disperazione per i sogni infranti: le sconfitte nei derby, la finale di Coppa Uefa persa ai rigori contro lo Shalke 04, l’uscita dalla Champions negli ultimi minuti contro il Marsiglia, le urla di dolore di Milito quel maledetto 14 febbraio.

L’Inter è arrivata in questo stadio bambina, col passare degli anni ha affrontato momenti belli e brutti che l’hanno fatta crescere e diventare adulta. E, come ogni adulto, sa che a un certo punto è necessario lasciare il nido che l’ha accudita per tanti anni, diventare indipendente e costruire, da sola, il suo futuro.

di  Federica Sala
sala.federica.4@gmail.com

Esempio progetto stadio


Boeri Studio http://www.stefanoboeriarchitetti.net/?p=1875&lang=it

 

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Info su Erik Thohir

Un magnate figlio “d’arte”
Erik Thohir, nato a Giacarta il 30 maggio 1970, è figlio di Teddy, il numero uno di Astra International, holding internazionale che controlla alcuni marchi importanti dell’automobile quali Toyota e Peugeot. Come riporta Blomberg News, il fatturato nel 2012 di Astra International è di circa 12 miliardi di euro.

Laureato in economia, è “Sua emittenza” indonesiana
Thohir si è laureato alla Nationale University di Los Angeles in cui ha conseguito anche un Master e ha iniziato l’attività imprenditoriale nel settore dei media. A 23 anni ha fondato il Mahaka Group Media, che comprende al suo interno il quotidiano locale Republika, il canale televisivo TakTV e diverse stazioni radiofoniche. Tra i tanti prodotti di sua proprietà figurano anche diversi siti internet e società pubblicitarie. Insomma, una specie di Berlusconi d’Indonesia.

L’uomo da 25 miliardi di dollari
E’ questa la cifra del patrimonio stimato di Erik Thohir. Una persona “perbene” com’è stata definita da Massimo Moratti. Chi lo conosce lo vede come una persona distinta e umile. Sposato e padre di quattro figli, si dichiara un islamico moderato.

Dal fratello Garibaldi all’Inter, l’Italia nel suo destino
Con un fratello di nome Garibaldi, Erik Thohir non poteva che scegliere l’Italia per proseguire la sua attività imprenditoriale. E’ il minore di tre fratelli, gli altri si chiamano Rika e appunto Garibaldi, quest’ultimo considerato uno dei primi 20 uomini business più ricchi d’Indonesia. Con l’acquisizione dell’Inter, corona la sua grande passione per la Serie A. L’altro campionato europeo a lui molto gradito è la Premier League. In passato tentò un approccio per acquistare quote del Manchester United, ma senza successo.

Tutte le sue proprietà sportive
L’acquisto della proprietà dell’Inter non è l’unico affare che Erik Thohir ha legato al mondo dello sport. Il magnate infatti è già proprietario del club americano dei DC United, che milita nella MLS Soccer e del Persib Bandung, squadra che milita nel campionato indonesiano, possiede delle quote della franchigia di basket NBA dei Philadelphia 76ers. Il basket, oltre al calcio, è la sua grande passione. Thohir è anche presidente della Federazione indonesiana e della federazione pallacanestro del Sud-Est asiatico , ed ora Azionista di maggioranza e Presidente dell’ Fc Internazionale Milano

 

articolo di http://www.squer.it/of/erik-thohir-inter/

 

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ERICK THOHIR – video interviste

il PRESIDENTE che porterà l’INTER nel futuro

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LA CURVA E MORATTI

MORATTI VA, LA CURVA RESTA

di http://settore.myblog.it

Davvero spassosa la leggerezza con cui i media hanno commentato l'omaggio (questa la parola usata più o meno da tutti, omaggio) della Curva Nord a Massimo Moratti in quella che dovrebbe essere stata l'ultima sua partita da proprietario dell'Inter.

Omaggio. Come dice il Maestro, le parole sono importanti. Omaggio. Per tutti, lo striscione multiplo della Nord è stato un omaggio.

Il dizionario parla chiaro. Omaggio: atto di ossequio, di devozione (rendere omaggio a qualcuno , a qualcosa | in omaggio alla verità , a onore del vero), saluto rispettoso, spec. in formule di cortesia: le porgo i miei omaggi

Vabbe'. Mi limito a una breve rassegna on line. Il Giorno pubblica il testo integrale

Le gioie più grandi, le sofferenze più imbarazzanti, 18 anni di gestione racchiusi in quelle 12 domande. Spesso l’abbiamo attaccata anche se mai l’abbiamo abbandonata. Nonostante tutto qualcosa però ci accomuna: l’amore per l’Inter innegabile. L’essere troppo tifoso a volte è deleterio. Ora attendiamo curiosi, ma intanto grazie di tutto presidente, se lo merita. In fondo le abbiamo voluto bene

e parla di saluto della curva. Sportmediaset descrive il "mega striscione" con il quale "i tifosi nerazzurri hanno voluto omaggiare il presidente Massimo Moratti". Anche Tuttosport dice che "la curva nord di San Siro ha salutato con un lungo striscione il presidente". Yahoo Sport si sbilancia e definisce lo striscione "lungo e toccante".

Toccante.

Il dizionario parla chiaro: agg. che tocca il cuore, che commuove.

Vabbe', lasciamo stare. Goal.com prima descrive la scena ("con il figlio Angelomario alla sua destra e la moglie Milly alla sua sinistra, il patron Massimo ha osservato con occhi intensi e nostalgici il saluto della Curva Nord. Cinque mega-striscioni da oltre 100 metri ciascuno recitavano... "), poi apre almeno al dubbio. "Se letto con attenzione..."

Ecco, penso che io e il redattore di Goal.com non siamo stati gli unici a leggerlo con attenzione, no? Eppure, omaggio di qui omaggio di là, occhi lucidi, applausi, cori, c'è solo un presidente, blablabla.

Altro che atto di ossequio e devozione. E' l'esatto contrario (ma si possono usare con così tanta leggerezza le parole?). Lo striscione è in realtà un enorme, fastidioso spottone autoreferenziale della Curva Nord. Quasi non si parla di Moratti, oppure il parlarne è solo funzionale a rilanciare un messaggio della Curva. E' un auto-omaggio della Curva, un omaggio a se stessa. A Moratti un buffetto, con tanto di presa per il culo.

Le gioie più grandi, le sofferenze più imbarazzanti. Nobody is perfect, e Moratti in tanti casi perfetto non lo è stato. Ma nel giorno in cui guarda per l'ultima volta la "sua" Inter, era proprio il caso di parlare delle sofferenze più imbarazzanti? E quali sofferenze, poi? I diecimila acquisti ad minchiam o gli Ibra, i Milito, gli Eto'o, i Maicon (potrei continuare)? Gli ultimi cambi d'allenatore un po' alla cazzo o quelle antiche, inarrivabili sofferenze, ai tempi in cui il direttore generale di un'altra squadra designava i nostri arbitri?

18 anni di gestione racchiusi in quelle 12 domande. A me delle 12 domande della curva non me ne frega una cippa. A me, in 18 anni di gestione, vengono in mente una Champions, cinque scudetti di fila, qualche coppa qua e là, non 12 domande (alcune retoriche) rivolte dai capi della curva al presidente.

Spesso l’abbiamo attaccata anche se mai l’abbiamo abbandonata. Nonostante tutto qualcosa però ci accomuna: l’amore per l’Inter innegabile. "Nonostante tutto": come dire, ti abbiamo fatto un piacere.

L’essere troppo tifoso a volte è deleterio. Ah, non c'è dubbio.

Ora attendiamo curiosi, ma intanto grazie di tutto presidente, se lo merita. In fondo le abbiamo voluto bene. "In fondo": come dire, sei un coglione ma ci stai simpatico. Sim-pat-tt-tico.

Insomma, "se letto con attenzione", lo striscione della Curva Nord non omaggia uno storico presidente che se ne va, ma afferma che la Curva resta. Il che, a volere essere moderati, non è una notizia. Tifoserie a noi vicine hanno sfanculato un giocatore che aveva fatto mille partite con la loro maglia nel giorno dell'addio, e se anche non siamo scesi a quell'infimo livello diciamo che, ecco, ci siamo abbastanza impegnati a farci notare.

Ne valeva la pena?

Boh, cari caporioni della Curva, ci toccherà aspettare insieme un altro presidente che spenderà così tanto (in soldi e passione) e ci farà vincere così tanto, se mai arriverà. Il vostro striscione è un po' bullo e un po' bambino Filippo. Moratti non lo meritava e a me, come penso al 99 per cento della tifoseria nerazzurra, non interessa un emerito cazzo dei vostri conti in sospeso e della vostre domande inevase.

Il giorno in cui aboliranno la Curva Nord, stenderò anch'io al balcone i miei 400 metri di striscione:

"Che belle coreografie avete fatto per il contado / ma io solo per la partita allo stadio vado / Cori, canti, coriandoli e grappini / e ogni tanto squalifiche, bengala e motorini / Nonostante tutto qualcosa però ci accomuna / l’amore per l’Inter e il disprezzo per Suma / Grazie di tutto cara curva di San Siro / t'ho voluto bene ma poco, e non ti prendo in giro

Ma sia chiaro, neh? E' un omaggio.

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VIDEO PAGELLE DEL TIFOSO UDINESE VS INTER 0 A 3





Autore: www.youtube.com/user/InterParlando

era solo un cambio di gomme …

Prima o poi ritornano

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Per diciotto anni, alla vigilia di ogni partita, abbiamo letto con occhi avidi la lista dei convocati, curiosi di scoprire se un determinato giocatore aveva recuperato dall’infortunio e se quel giovane aveva finalmente la fiducia dell’allenatore. Nello scorrere quell’elenco di nomi ce n’è sempre stato solo uno che ad un certo punto abbiamo smesso di notare, in quanto la sua presenza era più che scontata: Javier Zanetti.

Questa nostra abitudine è stata interrotta sei mesi fa, un pomeriggio di fine aprile. Però si sa, una consuetudine durata per quasi vent’anni è difficile da perdere; ecco perché sabato mattina, quando è stata diffusa la lista dei giocatori convocati per la vittoriosa trasferta di Udine, molti di noi, sovrappensiero, leggendo il numero 4 tra i difensori, non si sono subito stupiti, l’abitudine avuta per diciotto anni ha avuto la meglio. Solo prestando più attenzione il nostro cuore ha mancato un battito nell’accorgerci che la presenza di quel numero 4 non era invece affatto normale; El tractor è tornato!

La fine di un incubo che i veri interisti, coloro che conoscono davvero il Capitano, hanno sempre ritenuto certa: proprio come disse Zanetti all’indomani di quel terribile 28 aprile: “era solo un cambio di gomme”.

Purtroppo non abbiamo avuto modo di assistere al suo ritorno in campo, ma tranquilli, lo spettacolo è solo rimandato, probabilmente a sabato sera, a casa, davanti al pubblico che ama.

Pupi, ci sono due fasce di nuovo pronte per essere tue: quella destra del campo e, soprattutto, quella da Capitano.

 

di  Federica Sala
sala.federica.4@gmail.com

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